In Italia, l’ictus è una delle primarie cause di morte e di invalidità permanente, con circa 200 mila nuovi casi diagnosticati ogni anno, ponendosi subito dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie.

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Secondo i dati del Progetto Cuore dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità), nel nostro paese il numero di coloro che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, è pari a circa 913.000 persone.
Questi numeri seguono le statistiche mondiali, che indicano l’ictus come come uno dei problemi sanitari più gravi nei paesi industrializzati, oltre che la prima causa di disabilità nel mondo.
È un dato allarmante, non solo per la salute generale degli esseri umani, ma anche per l’impatto socio-economico che le conseguenze dell’ictus hanno. In questo articolo ti daremo un quadro completo di tutto quello che bisogna sapere relativamente a questo problema
Che cos'è l’ictus?
Un ictus (o CVA - Cerebro Vascular Accident, in inglese) si verifica nel momento in cui un vaso sanguigno nel cervello si rompe e sanguina, o quando c'è un blocco dell'afflusso di sangue al cervello.
La rottura o il blocco impedisce al sangue e di raggiungere i tessuti del cervello, con conseguente interruzione dell’apporto di ossigeno.
Senza ossigeno, le cellule cerebrali e i tessuti si danneggiano e iniziano a morire in pochi minuti.
Da questo è chiaro comprendere che l’ictus può portare alla morte della persona colpita in poco tempo, per cui, come vedremo, l’azione tempestiva in presenza di sintomi è di vitale importanza per scongiurare le conseguenze più gravi.

Conoscere l'ictus cerebrale
Tipi di ictus
Gli ictus si dividono in due categorie principali: ictus ischemico e ictus emorragico.
A questi, si aggiunge l’attacco ischemico transitorio (conosciuto anche come TIA - Transient Ischemic Attack), una forma lieve di ictus che solitamente non porta gravi conseguenze, ma che viene identificato come preludio di un ictus vero e proprio.
Individuare il tipo di ictus in corso nel più breve tempo possibile è di fondamentale importanza per il trattamento dello stesso e per la gestione del processo di recupero.
Ictus ischemico
Durante un ictus ischemico (detto anche ischemia), le arterie che forniscono sangue al cervello si restringono o si bloccano, impedendo al flusso sanguigno di transitare.
Questi blocchi sono causati da coaguli di sangue che si formano in un'arteria che porta al cervello o in uno dei piccoli vasi profondi al suo interno.
Possono anche essere causati da pezzi di placca dovuti all'aterosclerosi che si staccano e bloccano un vaso sanguigno.
Circa l'85% degli ictus sono ictus ischemici. Qui è possibile trovare informazioni dettagliate sull’argomento.
I due tipi più comuni di ictus ischemico sono:
- ictus trombotico: si verifica quando si forma un coagulo di sangue in una delle arterie che forniscono sangue al cervello. Il coagulo si deposita in un punto dell’arteria, bloccando il flusso sanguigno.
- ictus embolico: si verifica quando un coagulo di sangue si forma in un'altra parte del corpo, spesso il cuore o le arterie nella parte superiore del torace e del collo, e si sposta attraverso il flusso sanguigno fino al cervello. Il coagulo si blocca nelle arterie del cervello, dove interrompe il flusso di sangue, provocando l’ictus.
Ictus emorragico
Un ictus emorragico si verifica quando un'arteria nel cervello si rompe o perde sangue. Il sangue di quell'arteria crea una pressione eccessiva nel cranio, danneggiando le cellule e i tessuti cerebrali circostanti.
In base alla posizione in cui avviene l’ictus emorragico, possiamo catalogare il fenomeno in intracerebrale e subaracnoideo.
Un ictus emorragico intracerebrale, il tipo più comune di ictus emorragico, si verifica quando i tessuti del cervello si riempiono di sangue a causa dello scoppio di un'arteria.
L'ictus emorragico subaracnoideo è invece meno comune e si verifica quando il sanguinamento avviene nell'area tra il cervello e i tessuti che lo ricoprono.
Secondo l’ISS (Istituto Superiore di Sanità), circa il 15% degli ictus è di carattere emorragico.
In questo articolo è possibile trovare approfondimenti sulle cause dell'ictus emorragico, nonché sul trattamento e la prevenzione.
Attacco ischemico transitorio (TIA)
Un attacco ischemico transitorio, comunemente chiamato TIA o ministroke, si verifica quando il flusso sanguigno al cervello viene bloccato per un tempo molto breve.

Esami per diagnosticare l'ictus
I sintomi, che sono simili a quelli di un ictus vero e proprio, sono in genere temporanei e scompaiono dopo pochi minuti o ore.
Un TIA molto spesso rappresenta un avvertimento di un ictus futuro, è quindi necessario sapere che non bisogna mai sottovalutare un episodio del genere, seppur breve e senza conseguenze immediate.
Più di un terzo delle persone che hanno sperimentato un TIA e non ricevono cure adeguate hanno un ictus grave entro un anno.
Fino al 10-15 percento di persone che hanno subito un TIA hanno un ictus grave entro tre mesi.
Per conoscere nel dettaglio l’attacco ischemico transitorio e le sue conseguenze: TIA approfondimento.
Cause dell’ictus

Cause dell'ictus
Tutti, senza esclusione, possono avere un ictus. Tuttavia, esistono diversi fattori che rendono la persona più o meno suscettibile al rischio.
Tra le cause che possono scatenare un ictus, possiamo individuare dei fattori di rischio modificabili e altri non modificabili.
Alla prima categoria appartengono tutti quei fattori che dipendono da abitudini errate e poco salutari che alterano lo stato di salute e mettono la persona a rischio. In particolare:
- dieta malsana
- inattività
- consumo eccessivo di alcool
- consumo di tabacco.
Alla fascia dei fattori di rischio non modificabili appartengono invece tutte quelle cause che non dipendono dai comportamenti del singolo, ma piuttosto da fattori esterni, quali:
- storia familiare
- sesso
- età
- etnia.
È quindi chiaro come mantenere uno stile di vita sano e attivo sia fondamentale non solo per prevenire l’ictus, ma per allontanare ogni tipo di patologia e le loro conseguenze.
Tuttavia, esistono fattori di rischio che possono causare l’ictus a cui non è possibile sfuggire, ma che è altresì importante conoscere.
Sintomi dell’ictus
La sopravvivenza e il ritorno a una vita più o meno normale dopo un ictus dipende soprattutto dalla tempestività con cui esso viene riconosciuto e dalla rapidità con cui arrivano i soccorsi.
Per questo, riconoscere i segnali premonitori di un ictus può indubbiamente salvare la vita e spesso evitare le conseguenze più gravi per l’organismo.
In altre parole, prima una persona colpita da un ictus riceve soccorso, più alta è la probabilità di salvarsi, così come minore sarà il rischio di danni gravi permanenti.
Trattare l'ictus entro 3 ore dall’insorgenza dei primi sintomi può salvare la vita della persona colpita o evitare conseguenze gravi. Se non si arriva in ospedale in tempo, qualsiasi cura potrebbe essere inutile.

Intorpidimento del braccio
Possiamo capire se un individuo è vittima di un ictus, se notiamo uno o più dei seguenti sintomi:
- paralisi di una parte del corpo
- intorpidimento o debolezza del braccio, del viso e della gamba, specialmente su un lato del corpo
- difficoltà a parlare o capire un discorso
- confusione
- problemi alla vista, ad esempio difficoltà improvvisa a vedere da uno o da entrambi gli occhi, con visione annebbiata o offuscata o visione doppia
- problemi a camminare
- perdita di equilibrio o di coordinazione
- vertigini
- mal di testa forte, improvviso e anomalo.
Conoscere l’acronimo F.A.S.T.
Fast è una parola inglese che si traduce con “veloce”, proprio per sottolineare l’importanza dell’immediatezza nel prestare soccorsi a chi è vittima di ictus.
Ma F.A.S.T. è anche un acronimo coniato negli Stati Uniti, e poi esportato in tutto il mondo, per sensibilizzare gli individui sul riconoscimento dei sintomi di un ictus.

Sintomi dell'ictus: bocca storta
Face, Arms, Speech e Time sono i quattro punti fondamentali sui quali focalizzarsi per capire se ci si trova di fronte a un ictus, ovvero:
- Faccia: è importante notare qualsiasi cambiamento nell’espressione del viso, come ad esempio la bocca storta
- Braccia: un sintomo dell’ictus potrebbe rivelarsi nella difficoltà a muovere un braccio
- Linguaggio: in genere chi sta per essere colpito da un ictus manifesta difficoltà nell’esprimersi
- Tempo: la velocità fondamentale con cui si presta soccorso.
Abbiamo parlato largamente di sintomi dell’ictus e dell’acronimo F.A.S.T. in questo articolo.
Diagnosi di ictus
Un ictus emorragico è mortale nel 40-50% dei casi. L’ictus ischemico, invece, dà una possibilità di sopravvivenza ben più ampia, pari a circa il 75-85%.
In entrambi i casi, gran parte della possibilità di sopravvivenza e di recupero dipendono dalla tempestività con cui vengono diagnosticati e trattati.
Sin dall’arrivo dei primi soccorsi, è necessario individuare a quale il tipo di ictus ci troviamo di fronte per poter agire tempestivamente e cercare di arginare i danni.
Per cui, nel momento in cui si interviene in presenza di un ictus, il personale medico si informa, in primis, sui sintomi riscontrati al momento dell’avvenimento e prende informazioni riguardo la storia medica del paziente per scoprire le cause che hanno potuto scatenare l’ictus.
In ospedale la persona viene quindi sottoposta a una serie di test ed esami per ottenere una precisa diagnosi.
Test per diagnosticare gli ictus
La persona vittima di ictus viene sottoposta a vari test strumentali per aiutare ulteriormente il medico a determinare qual è il tipo ictus a cui si è di fronte o per escludere un'altra condizione. Questi test includono:
- analisi del sangue
- TAC cerebrale e Angio TC
- risonanza magnetica
- ecografia carotidea
- angiografia cerebrale
- ecocardiogramma classico e transesofageo.
Per conoscere di più sugli esami per la diagnosi dell’ictus si rimanda a questo articolo di approfondimento.

Stent: sblocco meccanico dell'arteria
Ictus cerebrale: le conseguenze
Il cervello è un organo estremamente complesso che controlla varie funzioni del corpo.
Se si verifica un ictus e il flusso sanguigno non riesce a raggiungere la regione che controlla una particolare funzione corporea, quella parte del corpo non funzionerà più come dovrebbe.
L’ictus ha una una percentuale di mortalità piuttosto alta, soprattutto nei casi di ictus emorragico (ne abbiamo parlato in maniera approfondita in questo articolo).
In presenza di ischemia la percentuale di mortalità è quantificata intorno al 20% dei casi. Tra le persone che riescono a superare l'ictus però, solo il 10% è in grado di tornare completamente alla vita di prima dopo il percorso riabilitativo.
Le conseguenze di un ictus dipendono principalmente dalla posizione dell'ostruzione o dell’emorragia e dall'estensione del tessuto cerebrale interessato.
Il recupero può richiedere mesi o anni e molte persone in seguito a ictus non si riprendono mai completamente.
Qualsiasi cambiamento fisico dopo un ictus dipenderà da quale parte del cervello è stata danneggiata e da quanto.
Le conseguenze possibili possono riguardare: il movimento, il linguaggio, la vista, le capacità cognitive (pensiero, ragionamento, giudizio e memoria), la percezione e l’orientamento in spazi aperti, il controllo dell’intestino e della vescica.
Inoltre, a seguito di un ictus, non sono da sottovalutare le conseguenze emotive (ansia, depressione e disturbi dell’umore causati dalla difficoltà di accettare la nuova condizione) e problemi fisici di carattere secondario (piaghe da decubito, trombosi venosa ecc.), imputabili soprattutto a una lunga degenza a letto.
Trattamento e terapia dopo l’ictus
Nella maggior parte dei casi, superata la crisi e scongiurate le conseguenze irreversibili (decesso), la persona colpita da ictus dovrà sottoporsi a cure immediate e a una terapia riabilitativa per il recupero.
Il trattamento per l'ictus dipende dal tipo di ictus subìto e include l’uso di farmaci e il ricorso a interventi chirurgici.
Trattamento ictus ischemico e TIA
L’ictus ischemico, così come il TIA, è causato da un blocco dell’afflusso di sangue al cervello per un periodo di tempo più o meno lungo.
Per questo motivo, sono in gran parte trattati con tecniche simili volte a ripristinare il normale funzionamento dell’arteria.
I trattamenti più comuni includono:
- farmaci anti piastrinici e anticoagulanti
- farmaci trombolitici per rompere il coagulo
- trombectomia meccanica per rimuovere il trombo (coagulo di sangue)
- stent e angioplastica
- interventi chirurgici per rimuovere il blocco.
Trattamento ictus emorragico
Gli ictus causati da sanguinamenti o perdite nel cervello richiedono strategie di trattamento diverse, volti principalmente a bloccare l’emorragia in corso.
I trattamenti per l'ictus emorragico sono:
- farmaci coagulanti
- clipping chirurgico, in caso di aneurisma
- craniotomia.
Recupero e riabilitazione

Terapia riabilitativa post ictus
L'ictus è una delle principali cause di disabilità a lungo termine in Italia e nel mondo, oltre ad avere un alto tasso di mortalità tra le sue conseguenze.
Tuttavia, in seguito al recupero e a una terapia riabilitativa, il 10% dei sopravvissuti all'ictus ha un recupero quasi completo, mentre un altro 25% si riprende riportando solo danni minori.
È importante che il recupero e la riabilitazione da un ictus inizino il prima possibile, ovvero sin dall’arrivo in ospedale.
Superata la prima fase critica e stabilizzata la condizione della persona colpita da ictus, vanno subito valutati gli effetti collaterali e individuata la terapia giusta che aiuti a recuperare nel miglior modo possibile le abilità colpite.
Si tratta di un processo lungo che non ha una durata stabilita o misurabile, ma viene quantificata solo in base alla risposta dell’organismo.
Il recupero dall'ictus in fase di riabilitazione si concentra su quattro aree principali:
- logoterapia, nei casi in cui l’ictus abbia intaccato il linguaggio
- terapia cognitiva e occupazionale
- riapprendimento delle abilità sensoriali
- fisioterapia per il recupero della forza e dell’equilibrio.
Il più della volte la riabilitazione, almeno nella prima fase, avviene in una clinica riabilitativa o in una casa di cura specializzata.
Successivamente, o in caso di danni lievi, è possibile continuare la cura a casa propria.
Come prevenire un ictus
Come abbiamo precisato all’inizio, l’insorgenza di un ictus è soggetta a fattori modificabili e non modificabili.
Questo vuol dire che non è sempre possibile evitarne la comparsa e che chiunque può esserne vittima, sia per cause ereditarie che legate all’età avanzata.

Vita sana per prevenire l'ictus
Tuttavia, è possibile adottare misure per ridurre i rischi di ictus conducendo uno stile di vita sano. Misure che includono:
- smettere di fumare
- consumare alcol con moderazione
- mantenere il peso forma seguendo una dieta equilibrata
- fare costante attività fisica, anche leggera
- eseguire periodicamente analisi del sangue e visite specifiche per controllare il proprio stato di salute
- in presenza di patologie croniche (come diabete, ipertensione ecc.), seguire scrupolosamente la terapia indicata dai propri professionisti sanitari di riferimento.
Questi e altri consigli per la prevenzione dell’ictus sono stati trattati in maniera approfondita in questo articolo.
Conclusione
Per avere un quadro completo di tutto quello che c’è da sapere sull’ictus, qui di seguito sono elencati una serie di articoli specifici di approfondimento:
Come si manifesta un ictus cerebrale: cause e fattori di rischio | ictus cause
Ictus cerebrale: come riconoscere i sintomi | ictus riconoscere
I sintomi dell’ictus cerebrale: riconoscerli grazie all’acronimo F.A.S.T. | sintomi ictus
Prevenzione ictus: 7 cose da fare per prevenire l’arrivo di un ictus | prevenire ictus
Conseguenze dell’ictus cerebrale: come si sopravvive alla malattia neurologica più diffusa | ictus conseguenze
Trattamento, diagnosi e terapia dell’ictus cerebrale | ictus terapia
Riabilitazione ictus: conseguenze, recupero e ritorno alla normalità | ictus riabilitazione
Cause dell’ischemia: perché si verifica la mancanza di ossigeno al cervello | ischemia cause
Ischemia cerebrale: conseguenze, lesioni e danni permanenti | ischemia conseguenze
TIA: cause sintomi e conseguenze dell’ischemia transitoria | ischemia transitoria