Giugno 17, 2021

I sintomi dell’ictus cerebrale: riconoscerli grazie all’acronimo F.A.S.T.

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È ormai noto che l’ictus cerebrale rappresenta uno dei più importanti problemi sanitari nei paesi industrializzati, sia per dimensioni epidemiologiche che per l’impatto socio-economico che ne consegue. 


Essendo l’ictus una patologia fortemente correlata all’età, l’allungamento della vita soprattutto nella società occidentale fa prevedere che il peso delle malattie cerebrovascolari sia destinato ad aumentare nel tempo. 


L’incidenza dell’ictus nella società occidentale

Nonostante i significativi miglioramenti nella prevenzione primaria e nel trattamento acuto negli ultimi decenni, l’ictus cerebrale rimane una malattia devastante e rappresenta la prima causa di invalidità, la seconda di demenza e la terza di mortalità nei Paesi occidentali, preceduto solo dalle malattie cardiovascolari e dai tumori. 


Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno 15 milioni di persone soffrono di ictus in tutto il mondo. 


Di questi, 5 milioni muoiono (in Europa ogni anno si registrano circa 650.000 morti per ictus) e altri 5 milioni rimangono permanentemente disabili. 


Pertanto, l’ictus è da ritenere una malattia di enorme importanza per la Salute Pubblica. 


Trascorso un anno dall’insorgenza dell’ictus, circa un terzo delle persone che riescono a sopravvivere mantiene un grado di disabilità elevato, tanto da non essere più autosufficienti.


La forma più frequente di manifestazione dell’ictus riguarda quella ischemica e colpisce maggiormente pazienti anziani (circa 85%). Di questi, il 20-25% purtroppo perde la vita entro 30 giorni, e il 30-40% circa entro un anno.


L’ictus emorragico, anche se molto più raro, risulta ancora più violento: il 50% dei soggetti colpiti non sopravvive oltre un mese e in molti di questi casi il decesso è addirittura istantaneo.


Capiamo da queste statistiche che la sopravvivenza e il ritorno a una vita pressoché normale dopo un ictus dipende in larghissima parte dalla tempestività con cui viene riconosciuto e dalla velocità con cui la persona colpita viene soccorsa.


Riconoscere i segnali premonitori di un ictus può indubbiamente salvare la vita e spesso evitare le conseguenze più disastrose per l’organismo.


CareVox, con il suo diario per il monitoraggio, è un valido strumento in questi casi e può essere utilizzato per salvare la nostra vita o quella dei nostri cari. 


I sintomi dell’ictus

Semplificando, i sintomi tipici dell’ictus cerebrale colpiscono in genere un lato del corpo e possono interessare un braccio o a una gamba, oppure la bocca o un occhio.

 

Più precisamente, i segnali dell’arrivo di un ictus, sia ischemico che emorragico, sono:


  • improvvisa debolezza o intorpidimento di un lato del viso, oppure di un braccio o di una gamba;
  • perdita della vista, della forza, della coordinazione, delle sensazioni o del linguaggio, o difficoltà a comprendere il linguaggio. Questi sono sintomi che peggiorano con il passare del tempo;
  • improvviso offuscamento della vista da un occhio;
  • perdita di equilibrio, a volte accompagnata da nausea, vomito, febbre, difficoltà a deglutire o singhiozzo;
  • forte mal di testa improvviso, spesso seguito da svenimento e vertigini.
improvviso mal di testa

Improvviso mal di testa.

Talvolta questi “avvertimenti” durano solo alcuni minuti, poi scompaiono completamente. In questi casi ci troviamo di fronte a un cosiddetto TIA, attacco ischemico transitorio, il quale costituisce una sorta di campanello d’allarme da non sottovalutare assolutamente. 


Sia che i sintomi siano persistenti, sia che scompaiano, come nel caso di un TIA, l’unica cosa da fare è chiamare immediatamente un’ambulanza e soccorrere la persona che presenta sintomi di ictus. 


Ogni segnale, seppur minimo, non va mai sottovalutato perché dalla prontezza con cui si interviene può dipendere la vita dell’individuo.


L’acronimo F.A.S.T. è la chiave per riconoscere l'ictus

I trattamenti per l'ictus che funzionano meglio e possono salvare una persona colpita da ictus sono quelli che arrivano entro 3 ore dai primi sintomi.


Se non si arriva in ospedale in tempo, qualsiasi cura potrebbe essere inutile. 


Per questo motivo, conoscere e memorizzare l’acronimo F.A.S.T. rende possibile il riconoscimento istantaneo di quello che sta accadendo, soprattutto nel caso in cui ci troviamo ad assistere una persona con un ictus in arrivo o in corso.


F.A.S.T. è un acronimo utile per ricordare i principali segni dell’ictus. Nasce da una grande campagna di sensibilizzazione e di educazione sanitaria negli Stati Uniti, tanto che oggi viene anche insegnato ai bambini nelle scuole.


Dall’inglese, FAST significa “veloce” proprio a voler sottolineare l’importanza della tempestività dell’intervento di fronte a sintomi di ictus.


Ma allo stesso tempo, F.A.S.T. vuole aiutare a memorizzare anche quali sono i principali avvertimenti da osservare e valutare per chiamare prontamente i soccorsi:


F - Face

A - Arms

S - Speech

T - Time


primo soccorso ictus

Primo soccorso ictus.

Quando chiamare i soccorsi

Seguendo questo schema e traducendo le singole parole dall’inglese, risulta chiaro e veloce capire cosa fare se ci si trova di fronte a qualcuno che potrebbe essere in procinto di avere un ictus:


  • F - (Face) FACCIA: chiedere alla persona di sorridere, se un lato delle labbra tende verso il basso piuttosto che curvarsi all’insù, siamo di fronte a un primo segnale d’allarme;
  • A - (Arms) BRACCIO: chiedere alla persona di alzare le braccia, se una delle due ha difficoltà a sollevarsi, questo è un altro chiaro sintomo;
  • S - (Speech) LINGUAGGIO: far parlare la persona, anche ripetendo semplici frasi. Il modo di esprimersi è strano e poco chiaro? È il caso di allarmarsi;
  • T - (Time) TEMPO: se uno o più dei precedenti sintomi è visibile, ma anche se si ha un semplice sospetto, chiamare subito i soccorsi. La velocità di azione in questi casi è di assoluta importanza!

Subito dopo aver chiamato i soccorsi, è bene prendere nota dell'ora in cui sono comparsi i primi sintomi e i cambiamenti che si avvertono nel tempo. 


Queste informazioni aiutano gli operatori sanitari a determinare il miglior intervento per ogni persona. 


Se siamo noi vittime di ictus e riusciamo a riconoscerlo in tempo, è importante non mettersi mai alla guida ma chiamare un’ambulanza o qualcuno che possa offrire soccorso nel più breve tempo possibile.


Allo stesso modo, se si vive già una condizione che ci espone al rischio di ictus, annotare giornalmente i propri stati d’animo e tutti i dati relativi a cambiamenti, seppur minimi, della nostra salute con CareVox, può aiutarci a capire se qualcosa di anomalo sta accadendo, ma anche aiutare i soccorsi in caso di ictus a risalire a quella che è potuta essere l’origine del colpo improvviso. 


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